domenica 15 gennaio 2017

Le tue mani


..."ma non appena pensi a "Questa mano" ti torna in mente una storia che ti hanno raccontato su James Joyce, Joyce a Parigi negli anni Venti a una festa, era lí in piedi, ottantacinque anni fa, quando una donna gli si avvicinò e gli chiese se poteva stringere la mano che aveva scritto l’ Ulisse . Anziché offrire la sua mano destra, Joyce la alzò, la scrutò per qualche secondo e disse: «Signora, mi permetta di ricordarle che questa mano ha fatto anche molte altre cose». Nessun dettaglio, ma che delizioso siparietto dell’allusione e del doppio senso, tanto piú efficace perché lasciò tutto alla fantasia della donna. A che cosa voleva che pensasse? Probabilmente al gesto di pulirsi il culo, di mettersi le dita nel naso, di masturbarsi a letto di notte, di ficcare le dita nella fica di Nora e titillarle il buco del culo, di spremersi i foruncoli, di levarsi dai denti i residui di cibo, di strapparsi i peli delle narici, di stapparsi le orecchie dal cerume – riempite le caselle corrispondenti, perché il punto centrale è: tutto quello che lei avrebbe trovato disgustoso. Le tue mani, ovviamente, ti hanno servito in modi analoghi, le mani di tutti hanno fatto queste cose, ma per lo piú sono impegnate in compiti che richiedono poco e nessun pensiero. Aprire e chiudere porte, avvitare lampadine, comporre numeri telefonici, lavare piatti, voltare pagine di libri, tenere la penna, lavarti i denti, asciugarti i capelli, piegare asciugamani, estrarre soldi dal portafoglio, portare borse della spesa, infilare l’abbonamento del metrò nei cancelli girevoli, pigiare pulsanti sulle macchine, raccogliere il giornale sulla scala la mattina, scostare le coperte del letto, consegnare il biglietto al controllore, tirare l’acqua del water, accendere i tuoi sigaretti, spegnerli nei portacenere, metterti i calzoni, levarti i calzoni, allacciarti le scarpe, spremerti la crema da barba sulla punta delle dita, applaudire a teatro e ai concerti, infilare chiavi nelle serrature, grattarti la faccia, grattarti le braccia, grattarti il sedere, spingere valigie negli aeroporti, disfare bagagli, appendere camicie alle stampelle, tirarti su la lampo, allacciarti la cintura, abbottonarti la giacca, annodarti la cravatta, tamburellare con le dita sui tavoli, caricare la carta nel tuo fax, staccare assegni dal libretto, aprire scatole di tè, accendere luci, spegnere luci, sprimacciare il cuscino prima di andare a letto. Queste stesse mani a volte hanno sferrato pugni a persone (come già ricordato), e in tre o quattro casi, in momenti di intensa frustrazione, hanno anche sferrato pugni al muro. Hanno lanciato piatti sul pavimento, fatto cadere piatti sul pavimento, e raccolto piatti dal pavimento. La tua mano destra ha stretto piú mani di quante ne potresti contare, ti ha permesso di soffiarti il naso, ti ha pulito il sedere e ha fatto piú cenni di arrivederci della somma di tutte le parole contenute nel piú grande dei dizionari. Le tue mani hanno stretto i corpi dei tuoi figli, hanno pulito il sedere e soffiato il naso ai tuoi figli, hanno fatto il bagno ai tuoi figli, hanno strofinato la schiena ai tuoi figli, asciugato le lacrime e carezzato le facce dei tuoi figli. Hanno dato buffetti sulle spalle di amici, colleghi di lavoro e parenti. Hanno dato spinte e spintoni, sollevato persone da terra, afferrato le braccia di persone che stavano per cadere, accompagnato le sedie a rotelle di quelli che non potevano camminare. Hanno toccato i corpi di donne vestite e nude. Hanno percorso tutta la lunghezza della pelle nuda di tua moglie e sono arrivate a ogni parte di lei. È lí che sono piú felici, lo senti, lí sono sempre state piú felici dal giorno in cui l’hai conosciuta, perché, parafrasando un verso di George Oppen, alcuni fra i luoghi piú belli del mondo si trovano sul corpo di tua moglie.

11 commenti: